Dalla rottura all’unità: verso il Partito Comunista Unificato di Bielorussia
Traduzioni per http://www.resistenze.org/a cura di Mauro Gemma
9 giugno 2006
E’ l’intervista concessa dalla segretaria del Partito Comunista di Belarus al giornale dei comunisti russi “Pravda”, tradotta per i compagni spagnoli di “Civilizacion Socialista” da Josafat S. Comin, in cui si forniscono chiarimenti sulla più recente storia del movimento comunista bielorusso, in vista dell’imminente congresso che darà vita al Partito Comunista Unificato di Bielorussia.
I membri del Partito Comunista di Bielorussia e del Partito dei Comunisti di Bielorussia (d’ora in avanti KPB e PKB, le sigle in russo) hanno creato un gruppo promotore per preparare e svolgere il loro congresso di unità, da cui scaturirà il Partito Comunista Unificato di Bielorussia, sulla base del KPB. Il corrispondente della “Pravda” a Minsk, Oleg Stepanenko, ha incontrato la leader del KPB, Tatjana Golubieva, a cui a chiesto come si sta sviluppando tale processo.
D. Tatjana Ghennadievna, la dichiarazione del gruppo promotore e la decisione del plenum del Comitato Centrale del KPB hanno avuto ampia ripercussione sociale e molto spazio nei media. La maggioranza dei politici e osservatori concorda sul fatto che l’attuale congiuntura esige la ricomposizione dell’unità del movimento comunista nella repubblica, nel minor tempo possibile.
R. Naturalmente, come risulta evidente dalla dichiarazione del gruppo promotore: “…non possiamo rimanere indifferenti di fronte a ciò che sta succedendo, permettere la divisione nelle file del partito più antico del nostro paese, sotto la cui direzione si sono poste le basi dell’identità dello stato bielorusso, si è sconfitto il fascismo, e si è costruita una società di giustizia sociale.”
Questa aspirazione a recuperare l’unità non è certo cosa recente. Era presente nei cuori dei comunistidurante tutti questi anni, in cui il nostro partito, a causa di una serie di condizioni oggettive e soggettive, si è trovato diviso.
D. Potrebbe ricordare che cosa ha provocato la rottura.
R. Dall’aprile 1993 nella repubblica era funzionante un solo partito comunista, ma i suoi leader, con Serghei Kaljakin in testa, decisero di stipulare un patto con i partiti radicali borghesi.
Firmando a nome dei comunisti una dichiarazione su azioni congiunte con i nazionalisti di destra del tipo Pozniak e Schushkevic (firmatario, insieme a Eltsin e all’ucraino Kravchuk, dell’intesa che ha sancito la dissoluzione dell’URSS, nota del traduttore), essi si sono avviati sulla strada della rinuncia ai principi fondamentali del marxismo-leninismo.
Le ambizioni personali, l’adulazione dell’Occidente, li hanno collocati nel campo della destra. Alcuni di questi leader si sono trasformati direttamente in vassalli dell’Occidente, la qual cosa è stata immediatamente approvata da coloro che hanno condotto e continuano a condurre una politica di pressione nei confronti della Bielorussia e della Russia, conosciuta anche come “Drang nach Osten”.
D. Nella risoluzione strategica dell’OSCE, adottata sulla base delle informazioni ricevute dal rappresentante di questa missione diplomatica a Minsk, il tedesco Hans-George Vick, viene previsto l’aiuto non solo ai partiti borghesi che lavorano attivamente a favore degli interessi occidentali, ma anche al partito comunista “dissidente”.
R. E’ così. La deriva verso destra e verso l’Occidente del partito comunista ha obbligato le forze sane del partito, nelle difficili condizioni attraversate dalla repubblica, a rompere con i sostenitori di Kaljakin e a riprendere l’attività del PKB esistente nel periodo sovietico.
Il tempo ha confermato l’opportunità di quella decisione.
Kaljakin è sempre più coinvolto nella collaborazione con l’Occidente, e impegnato nella lotta contro il suo paese e il suo popolo. Ha partecipato a conferenze anti-bielorusse organizzate dagli Stati Uniti e dalla NATO, si è recato a Washington per coordinare azioni congiunte. Ha illustrato cinicamente gli obiettivi di questi viaggi a fianco dei leader del Fronte Nazionale di Bielorussia e di altri partiti radical-borghesi: “viaggiamo perché comprendiamo che gli Stati Uniti sono interessati alla democratizzazione della Bielorussia”.
Negli ultimi tempi si è trovato alla guida del quartier generale elettorale di Milinkevic, il “promesso sposo” di Washington, proclamato candidato unico delle forze “democratiche” ansiose di attuare a Minsk una nuova rivoluzione “colorata”.
E’ chiaro che i comunisti non potevano accettare un tradimento così smaccato e molti hanno cominciato ad abbandonare le file del PKB.
Organizzazioni intere di tutte le regioni del paese sono passate al KPB. Non è un fenomeno recente e ciò che appare più importante: viene dalla base, dettato dalla vita stessa. In tal modo, il gruppo promotore ha saputo interpretare perfettamente il sentire dei comunisti.
E’ importante far notare che tra i membri che formano il gruppo ci sono figure eminenti e rispettate. Tra esse, vecchi dirigenti della repubblica e del partito dell’epoca sovietica come Alexander Axionov, Nikolai Dementey, Alexei Kamay, Vladimir Bedulya.
Nello stesso momento in cui comprendiamo che la riunificazione dei due partiti è una necessità urgente, dobbiamo comunque riconoscere che il processo non è così semplice come potrebbe apparire a prima vista.
D. Dove si incontrano le principali difficoltà?
R. In primo luogo bisogna riconoscere che il movimento comunista nella repubblica è indebolito. La rottura e il comportamento della direzione del PKB hanno intaccato la fiducia della gente nei confronti dei comunisti. I media hanno saputo approfittare della situazione, manipolando e deformando la realtà.
In secondo luogo, l’aperta opposizione al processo di unità da parte della direzione del PKB.
L’opinione della base, delle masse a costoro non interessa. Kaljakin ha dichiarato che la direzione del PKB non ha in programma nessuna riunificazione.
D. Però, in fin dei conti, non è lui che decide.
R. Non esistono differenze tra noi e i militanti di base del PKB e questo è l’essenziale. Tutti comprendiamo che nella situazione attuale, quando è in corso una guerra psicologica e informativa contro la Bielorussia, e non cessano i tentativi di pressione politica, i ricatti e le minacce contro il nostro paese, è necessaria una forza politica organizzata che aiuti la gente a fronteggiare coloro che cercano di distruggere il nostro modello di vita.
E’ proprio contro questo modello, contro i suoi fondamenti, contro la politica attuale che si muovono i leader del PKB. Accusano il KPB di tradire i principi comunisti, con il suo appoggio a questa politica e a Lukashenko.
E’ un’accusa assurda. Non ha alcuna logica. E’ proprio questa politica che ha consentito di risollevare un’economia rovinata dai “democratici”, di assicurare tempi di crescita quattro volte più alti di quelli dell’Unione Europea, e di aumentare di dieci volte il salario reale.
Una delle priorità dello Stato è rappresentata dal rispetto per il principio di giustizia sociale. Nonostante tutte le difficoltà oggettive, si è riusciti ad avere le pensioni e le borse di studio più alte tra i paesi della CSI. Il nostro è stato il primo governo nello spazio post-sovietico a dare dignità al salario minimo. L’obiettivo di tutta la strategia socio-politica e morale che il nostro presidente cerca di mettere in pratica, si riassume in una frase chiave che ha pronunciato recentemente nel discorso sullo stato della nazione: “non è l’elite, ma il popolo, e solo esso, che continua ad essere fonte di giustizia e rettitudine morale”. In generale, i punti fondamentali del nostro programma coincidono con le linee fondamentali della politica adottata in Bielorussia. Appoggiando la linea di Lukashenko, siamo stati e continuiamo ad essere comunisti.
D. Quando sarà celebrato il congresso?
R. E’ fissato per il 15 luglio. Siamo convinti che questa data entrerà nella storia della repubblica come il giorno della rinascita di una poderosa forza politica: il Partito Comunista Unificato di Bielorussia.
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